Etica naturalistica, in avifauna e…

La fotografia Naturalistica quale etica ha?

Provo a dare una risposta a questa domanda, per la mia esperienza non c’è differenza tra chi ne trae profitto e chi ne trae visibilità sui mezzi di informazione e social, sono alla stessa stregua. Perciò passiamo a ciò che veramente può descrivere l’etica naturalistica.

Il fotografo ha spesso tanti motivi che giustificano propri comportamenti, motivi che non hanno a che vedere con la fotografia, fra tutti il più comune è il fatto che nello stesso contesto avvengono altre pratiche umane che recano disturbo e con questa cosa si giustifica anche il proprio disturbo, non considerandolo un ulteriore, una somma a quello già presente. Frequentando uno dei parchi nazionali italiani da molti anni per motivi familiari, posso dirvi che ho visto la presenza umana salire in maniera esponenziale, tante di queste attività non si addicono a un parco nazionale, la prima direi gli spostamenti con mezzi che hanno il solo fine della passeggiata motorizzata, spesso trasformando il parco in autodromo offroad, come seconda attività, direi le inutili ascese in zone completamente naturali a piedi per il solo affacciarsi da una vetta, il tutto trasformando i sentieri in autostrade, avvolte frequentate dai ciclisti. e da centinaia di persone. In tutto questo c’è l’esplosione della fotografia naturalistica, più che altro ispirata alla conquista di un soggetto, magari scoperto tramite il tam tam delle tante forme di comunicazione moderna. facendo in modo che sullo stesso posto si radunino decine di fotografi curiosi e desiderosi di ritrarre la star del momento.

Non dirò quali sono le cose da fare o da non fare, ma darò dei suggerimenti su come affrontare l’esperienza fotografica in modo da ridurre al minimo il disturbo che comunque determineremo sempre se fotografiamo in posti naturali e no antropizzati.

Conoscere la zona, cioè andare dove abbiamo conoscenza delle condizioni di ripresa, presenza soggetti, attività degli stessi, ci sono due orari per fotografare l’alba e il tramonto, la prima sicuramente è la più indicata per arrivare sul posto, significa arrivare prima che gli animali ci possano scorgere, cioè essere nascosti un ora prima del sorgere del sole, per il tramonto la condizione è diversa, ma per chi ha conoscenza di cosa significa fotografare animali, sa che molto spesso arrivando 5 o 6 ore prima del tramonto e nascondersi rapidamente arreca poco disturbo, e come se facessimo una passeggiata e velocemente ci allontaniamo. Come avete sin qui letto, non si parla di “caccia fotografica”, ma besì di fotografia d’appostamento. la presenza del fotografo non deve essere percepita.

Ho toccato il termine “caccia fotografica” già il fatto che c’è scritto caccia non me piace, comunque è un modo errante di interpretare la fotografia naturalistica che la vedo più da Safari, animali grandi a distanze cospicue, per fotografare un acquatico, un passeriforme, la cosa è ben diversa. La fotografia diciamo scoperta ciò senza nessun ausilio per la mimetizzazione nei contesti italiani penso sia riconducibile a pochissime specie in natura e comunque ancora meno se togliamo quelli che vivono in zone antropizzate. Per essere più chiari solo i migratori che non hanno avuto contatto con l’uomo si fanno avvicinare, addirittura si avvicinano per curiosità. perciò la “caccia fotografica” evitiamola, difficilmente ci regalerà fotografie di qualità, meglio dieci uscite a vuoto e poi una foto come abbiamo deciso di fotografare.

Andiamo perciò sul facile come fotografare Uccelli, il primo modo che suggerisco è il Birdgarden, anche la Lipu suggerisce come e quando allestire delle casette nel nostro giardino, lo stesso può essere fatto in aree antropizzate, dove magari c’è un piccolo parco e nella stagione invernale si può mettere qualche seme o vermetto e nascondersi a modo per fare delle fotografie, aiuteremo i nostri amichetti a trovare un po’ di cibo e ci regaleranno qualche ora di divertimento, un esempio di capanno per fotografia in zona antropizzata ma poco frequentata e questo. (vedi qui)

Purtroppo le mie esperienze con capanni cosi non sono state facili, vivendo in una zona molto antropizzata da millenni i posti per fare questo tipo di cose non è affatto semplice, un modo ancora più facile è studiarsi delle aree di parcheggio delle auto, dove è possibile trovare zone verdi, studiandosi bene le specie che lo frequentano è possibile magari sfruttando dei posatoi naturali fotografare qualche soggetto di passaggio, tanta attesa ma non sempre qualche risultato, questo è uno di questi che mi ha sorpreso non poco.

Altre qui

Scatto dall’auto nel parcheggio di un parco, dove c’è della vegetazione permette a questi piccoli amici di trovare un abitat tranquillo dove riprodursi, è bastato pulire intorno a questo rametto per un paio di metri e poi il transito su questo è stato automatico.

Penso che questo modo di interpretare la fotografia naturalistica sia impatto zero, fotografiamo gli uccelli che ci circondano, ma vediamo come fotografare magari specie più lontane dalla comune visibilità nelle nostre città, rispettando sempre le loro libertà e il loro spazio, in un articolo ho scritto come approcciarsi a questo tipo di fotografia, ci sono molte fotografie e anche appostamenti che uso, la cosa più importante è studiarsi il luogo da lontano con binocolo con visite assidue, capire dove è meglio posizionarsi, prepararsi prima tutto ed esercitarsi a montare l’appostamento, arrivare sul luogo e nei momenti di minor disturbo, come ho detto uno ora prima dell’alba essere in appostamento, 5 ore prima del tramonto essere in appostamento, non parlare per non disturbare e aspettare pazientemente.

Per montare quest’appostamento ci vogliono 10 minuti, una volta entrati posso garantirvi che qualsiasi specie si avvicina anche la più sospettosa.

Nelle nostre uscite di sopralluogo cercare sempre di mettersi in posizione riparata, sotto una fratta, nascosti da un ciuffo di canne, sempre evitando di essere scorto.

Le varianti sono tantissime, ogni anno è un anno a se, per assurdo ho fotografato di più mentre c’era la pandemia e le paludi erano più in secca, adesso con questo meteo abbiamo le zone dove c’è acqua con condizioni che non hanno favorito la sosta durante la migrazione e di Acquatici se ne sono visti proprio pochi. in compenso ci sono i gruccioni.

I gruccioni mi permettono di fare un discorso che aiuta a comprendere come avvicinarsi alle specie “Confidenti” nel tempo le varie colonie che erano presenti diciamo a tiro di macchina hanno avuto un inesorabile declino, la mia prima foto di gruccione è stata fatta a sette chilometri da San Pietro guardate qui, queste colone sono state spazzate via dalla presenza dell’uomo. La ricerca mi ha portato a girovagare dove c’erano le condizioni per la loro nidificazione, infatti si radunano in luoghi dove anche se c’è presenza umana, questa non arreca disturbo, sempre se non arriva un fotografo che non ha studiato la lezione.

Tutti gli uccelli confidenti hanno un limite alla confidenza, perciò prima di tutto non si devono fare pratiche che li disturbano, vedi ostacolare la loro vita, avvicinarsi in modo assiduo alla colonia, in particolare nella zona inferiore, tanto meno mettere posatoi quando sono già arrivati, meglio andare prima del loro arrivo studiarsi la migliore condizione per non essere d’intralcio, e mettere i posatoi che verranno presi come naturali e non aggiunti, suggerisco sempre di coprirsi o usare un capanno anche mobile, in modo da non essere comunque scorti.

Questo appostamento fasto in una grande area dove i gruccioni cacciano e non ci sono presenti punti dove si possono posare, sfruttando il fatto che il posatoi diventava un ottimo posto di partenza per la cazzia alle api, insetti e farfalle è bastato lasciarlo li una decina di giorni e diventato il loro aeroporto preferito. a me hanno regalato tantissime fotografie.

Gruccione

Altri uccelli confidenti sono i migratori che transitano, magari stanchi e affamati, avvicinarsi sempre con molta cautela, lasciare che si cibino in santa pace, spesso sono proprio loro che si avvicinano e ci permettono di fotografarli, non farsi prendere dalla frenesia, meglio non fare una fotografia che farne una creando disturbo e disagio.

Etica è una parola che tradotta è: la Natura va rispettata e protetta, non c’è un modo diverso di essere un osservatore che riprende momenti emozionati, si deve rimanere al proprio posto.

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